opo aver letto i meravigliosi libri di Dominioni "EL Alamein" e "Takfir", abbiamo già una ampia idea di cosa sia realmente accaduto fra queste sabbie e siamo quindi pronti per una "avventura" al fronte. Prima però dobbiamo ancora rispondere ad una domanda: perché proprio ad El Alamein? Orbene: gli inglesi sono in Egitto da tempo, gli italiani in Libia. Dopo la sventurata offensiva di Graziani, che ci ha visti arrivare fino a Sidi Barrani, l'Ottava armata inglese contrattacca e per poco non perdiamo anche la Libia. Il provvidenziale arrivo delle truppe tedesche, in appoggio agli italiani, progressivamente ribaltò la situazione permettendo la riconquista della Cirenaica e lo sfondamento in Egitto. Alessandria era l'ultimo ostacolo al dilagare delle truppe dell'Asse in Medio Oriente verso i pozzi petroliferi dell'Irak e dell'Iran: andava difesa ad ogni costo.
Il valore difensivo della strettoia di El Alamein, compresa fra il mare e la invalicabile depressione di Qattara (anche se non del tutto invlicabile, infatti pattuglie inglesi del Long Range Desert Group e dell'Asse avevano saggiato il terreno facendo ipotizzare a Rommel una manovra classica a tenaglia) era stato individuato fin dai primi mesi del 1941 dal gen. Marshall, comandante le truppe britanniche in Egitto, e si era concretizzato con l'allestimento di tre aree difensive, dette "boxes": la prima nei pressi della stazione di El Alamein, la seconda a Qaret el Abd, la terza a Naqb abu Dweis cioè a nord, a centro e a sud della stretta. El Alamein perché aveva la stazione sulla ferrovia inglese, e perché da lì partivano due piste verso la depressione: la pista rossa per Abu Dweis e la pista dell'acqua (fiancheggiata da una condotta idrica) che dal Ruweisat si dirama per Qaret el Abd e per l'Himeimat. Spetterà al gen. Norrie il compito di approntarle e renderle efficienti nel giugno 1942.
Preparativi
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I mezzi
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I mezzi
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Proiettili
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In viaggio
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Di primo mattino si parte alla volta di Sidi Abd el Rahman, una sosta per il thè e per pianificare l'itinerario e si imbocca la pista palificata, così chiamata per una linea telegrafica che la accompagnava; dopo circa quindici chilometri siamo a Tell Aqqaqir.
Già si vedono buche di granate, qualche postazione e qualche proiettile sparso. Prendiamo a sinistra costeggiando le alture di Miteiriya, famosa per la battaglia di carri, (non è difficile imbattersi in pezzi di cingoli) fino ad imboccare, dopo trenta chilometri, la Rommel Piste. Pista asfaltata ma era meglio se in terra battuta, infatti è cosparsa di buche che mettono a dura prova le sospensioni e non solo quelle. La pista parte dal passaggio a livello di El Alamein; quindi, se non si vuole fare il primo pezzo basta partire direttamente da El Alamein. Partendo invece da Tell Aqqaqir, la pista Rommel si intercetta a circa quindici chilometri dalla sua origine. Proseguendo in direzione sud, ai lati della pista, a poche decine di metri di distanza, si individuano alcune casematte e buche di granate, fino ad arrivare ad un raggruppamento di case recenti che costituiscono l'abitato di Balusa.
In viaggio
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In viaggio
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In viaggio
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In viaggio
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Ingresso ospedale
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A sinistra, Deir el Shein e le famose alture del Ruweisat. Proseguiamo oltre di altri quindici chilometri e davanti a noi compare una altura di circa cento metri: siamo a Bab el Qattara. La pista si biforca, in lontananza pozzi di estrazione petrolifera, prendiamo a destra e proprio sotto il costone ci appare un muro perimetrale quadrato all’interno del quale vi è l’ospedale di Qaret el Abd.
Ingresso ospedale
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Ingresso ospedale
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Interno ospedale
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Posa della targa
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La targa commemorativa
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Una serie di trincee, camere sotterranee, pozzi di aerazione, il tutto ancora difeso da sacchetti di juta pieni di sabbia. Quando vi giunsi la prima volta il posto era pieno di bossoli, razzi, fiale di farmaci, scarponi e brandelli di divise, molto materiale cartaceo, ma a distanza di soli due anni era già spoglio e poco rimaneva. Si tratta in realtà del secondo boxes allestito dai britannici e catturato dagli italo-tedeschi nell’offensiva del giugno 1942 e probabilmente adibito a posto di medicazione, ma per noi è l’ospedale. Vi avevo apposto una targa commemorativa, poiché mio padre fu catturato nei pressi ma come tutte le cose che luccicano dopo un anno è sparita.
Una sosta di una buona mezz'ora è d'obbligo. Il posto è sicuro, ma verso la sommità dell'altura ho rinvenuto una carica di tritolo per cui attenzione come sempre. Tornati sulla Rommel piste la abbandoniamo subito in direzione sud-est imboccando la Tonnen piste in direzione Munassib. Qui si è consolidata l'epopea della Folgore. É tutta una postazione, buche, cumuli di granate e mine anticarro, addirittura rinvenni una radio da campo italiana con ancora le valvole!
Postazione Folgore
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Resti mine anticarro
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Postazione Folgore
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Mine anticarro
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Tonnen piste
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Ora le compagnie petrolifere stanno mappando la zona e quindi campi minati attivi sono difficili da individuare, ma le mine isolate sì. Fino a pochi anni fa neanche i beduini si addentravano qui; era pericoloso ma poi con le bonifiche e le rottamazioni invero ben poco è rimasto: non così più a sud. Ora direzione sud, imbocchiamo la pista chianti o whisky e fra campi minati, buche di soldati e bossoli arriviamo diretti davanti alla maestosità dell’Himeimat dopo circa quindici chilometri.
Proiettili
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Resti mine anticarro
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Resti mine anticarro
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Himeimat
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Resti stazione polizia
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Himeimat: due colline coralline che si stagliano sulla piana completamente desertica, alle pendici della depressione e che hanno visto pagine di eroismo inverosimile da parte dei “Ragazzi della Folgore” caduti invitti per esaurimento, e ai quali fu reso l’onore delle armi da parte del nemico. Da qui, fin che c’è stata la Folgore, gli inglesi non sono passati, facendo cambiare i piani al cauto Montgomery. Qui c’è veramente aria pesante e non è retorica, si sentono presenze, c’è magia. Ai piedi delle colline, in direzione sud est vi sono i resti di una casamatta e tanti reperti. Sulla sommità è sepolto un tricolore, non dico dove, dono della sezione paracadutisti di Monza! L’ho visto sventolare e ha fatto venire i brividi.
Resti di munizioni
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Cippo di Bert senza lapide
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Fotocopia della lapide
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Zona del cippo di Bert
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Trincee
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Nella gola fra le due vette vi è un pianoro con un cippo: fino a poco tempo fa vi era una targa bronzea apposta dalla spedizione dell M.llo Di Bert della Folgore ma anche questa è sparita. Ai suoi piedi però sotto un cumulo di sassi e una spoletta di granata ho sepolto la fotocopia della lapide e chi transita pone la sua firma. Le vette sono percorse da trincee ancora in buono stato, da postazioni di mitragliatrici, non è raro imbattersi in miseri resti mortali avvolti ancora da brandelli di divise. Se li trovate una preghiera: date loro degna sepoltura. Dalla vetta se la visibilità è ottima si intravede il sacrario italiano!
Trincee
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Trincee
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Trincee
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Trincee
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Passo del cammello
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Lungo la piana non è difficile trovare ancora bottiglie incendiarie e bottigliette di bibite inglesi. Non lontano il dosso del bersagliere e il passo del cammello e in certe zone che volutamente non cito è ancora tutto intatto! Sembra abbandonato da poco, gavette, armi arrugginite, maschere antigas e quant'altro, perfino lettere scritte dai soldati. La vista sulla depressione attraverso il dosso o il passo è stupefacente. Di nuovo in marcia, direzione sud est sulla pista chianti fino a Ercrpment Post, qui finisce la pista chianti quindi verso est costeggiando Qdr-El Laban e siamo ai bordi della depressione e in lontananza l’oasi del Moghra.
Passo del cammello
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Resti di munizioni
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Escarpment post
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Foresta pietrificata
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Foresta pietrificata
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Si scende lungo una stretta gola e siamo in un paesaggio completamente diverso. E’ come voltare pagina. Una conca rocciosa che circonda la depressione e per terra sabbia finissima, una miriade di tronchi fossili, alcuni enormi, e qualche affioramento gessoso.
Nella depressione di Qattara
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Oasi salmastra
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Oasi salmastra
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Oasi salmastra
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Oasi salmastra
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La marcia è ora spedita, sabbia compatta color giallo ocra, piccole dune una palma, qualche cammello e finalmente siamo ai bordi dell’oasi dopo aver percorso non molti chilometri.
Questa oasi è formata da un lago salmastro di dimensioni variabili a seconda della stagione, molte canne, tamerici numerosi volatili. La conca sabbiosa che lo circonda, molto alta a nord degrada progressivamente verso sud allineandosi alla piana sabbiosa e dunosa della depressione. In genere vi si arriva verso le due o le tre del pomeriggio, se si parte di buon mattino, ed è un posto incantevole per la sosta pranzo. Una curiosità: nel fondo del lago è sepolta una Chevrolet dei LRDG che si insabbiò in un giro di ricognizione e nei paraggi rinvenimmo segni di un conflitto a fuoco fra italiani (proiettili di moschetto Carcano 6,65) e inglesi con armi 12,7mm. Rifocillati e riposati è un piacere riprendere la marcia fra sabbia compatta e dune di media dimensione.
Oasi salmastra
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Sabbie dell'oasi
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Pozzi di Moghra
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Resti di un edificio
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Tronchi fossili
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Circumnavigando il lago si arriva a un pozzo di acqua dolce e fresca, poco profondo. Più avanti i resti di un edifico di dubbia interpretazione. Puntando a nord est si solcano pianori di sabbia di vari colori e non è impossibile insabbiarsi, ma tuttintorno è una distesa di tronchi fossili di acacie e palme; ci lasciamo sulla sinistra Qaret Somara e siamo di nuovo sulla piana della battaglia, esattamente della seconda battaglia di El Alamein (30 agosto - 5 settembre 1942) a Somaket Gaballa.
In queste zone verso il 3 settembre erano dislocate: 15a e 21a Panzer, il Rgt. Espl. XX C.A. e alle spalle l’Ariete. Ora a nord verso Alam el Khadim e lungo questa tratta rinvenimmo alcuni elmetti italiani e ancora numerose mine (nei paraggi vi erano i due campi minati January e February), finchè deviando verso ovest si arriva alle alture della nota Halam Halfa. Fra queste alture, se i rifornimenti promessi fossero arrivati, non vi sarebbe stata la terza battaglia di El Alamein, in quanto le forze dell’Asse furono sul punto di dare una pesante e forse decisiva batosta all’VIII Armata ma, come sappiamo, l’offensiva finì per esaurimento carburante. La rinuncia all’offensiva lasciò il segno nelle truppe dell’Asse, infatti nel diario storico del XX C.A. è riportato: “Il breve ripiegamento eseguito e l’abbandono di alcune posizioni conquistate ha molto influito sul morale della truppa, facendo scemare tutto l’entusiasmo dei primi giorni della ripresa offensiva”: era il 5 settembre 1942.
Resti fossili
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Ritorno ad El Alamein
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Direzione ovest e intercettata la Bier Piste dopo poco siamo all’incrocio con la Whisky.
Percorsa in direzione nord arriviamo alla stazione di El Alamein all’imbrunire e nulla di meglio che sostare in un caffè a ridosso della stazione e gustare l’immancabile thè seduti a godere il passeggio locale vespertino.